Intervista con Lisa Lanzarini, responsabile di CampuStore Academy, la piattaforma specializzata nella formazione di scuole e insegnanti per la didattica innovativa: “gli strumenti per la DAD erano praticamente a zero in Italia prima della pandemia, mentre oggi si stima che siano presenti nell’80% delle scuole, forse di più. Il salto è stato straordinario!”
La didattica a distanza ha rappresentato una grossa sfida per la scuola italiana in questo anno di pandemia, non solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti: i dirigenti scolastici e i docenti, infatti, hanno dovuto trovare soluzioni adatte per proseguire le lezioni da remoto, anche impegnandosi nella propria formazione all’impiego delle nuove piattaforme digitali. In questa intervista esclusiva a Eventpage Magazine, ci racconta la sua esperienza Lisa Lanzarini, responsabile di CampuStore Academy, la struttura specializzata nella didattica innovativa nata dalla quasi trentennale attività di CampuStore, leader italiano nel campo dell’education: “ci siamo resi conto che moltissima formazione per i docenti può essere realizzata anche a distanza, è più facile da organizzare e da seguire, è meno onerosa e, strutturata nel modo giusto, può rappresentare un vero percorso di formazione”.
Il settore educational in generale, e quello scolastico in particolare, ha subìto negli ultimi anni profonde trasformazioni con l’integrazione del mondo digitale all’interno dell’offerta educativa. Ciò è diventato ancor più evidente nel corso della pandemia con la necessità di sostituire per lunghi periodi all’insegnamento in presenza quello a distanza. Insegnanti, famiglie e ragazzi hanno dovuto fare i conti con nuove piattaforme e diversificati approcci formativi. Quale è il suo giudizio su quanto vissuto nell’ultimo anno da questo settore?
Non penso di potermi dare il ruolo di giudice, ma posso raccontare quello che ho visto e interpretato in questi mesi. Sicuramente l’aspetto che mi ha colpito moltissimo nel settore educational è che non si è mai fermato nell’ultimo anno. Io lavoro ed ho contatti con persone che appartengono a settori completamente diversi, anche in parte tangenti con quello educational, e ho visto lavori completamente annullati per molti mesi e tuttora vedo che non si rientra a regime: è evidente che c’è stata una vera e propria pausa. Quello che invece è successo nella scuola è proprio il contrario: è stato detto “voglio esserci adesso e non fra sei mesi”. Ho vista tantissima passione, una grandissima lezione di cittadinanza per tutti, nel senso che anche quei docenti che, per età e per storia professionale, erano lontani da questo mondo, si sono ingegnati per trovare il modo per arrivare comunque ai propri ragazzi. La scuola ha reagito così da subito. Per esempio, noi abbiamo organizzato molti webinar in questo periodo, mettendo a disposizione i nostri servizi per le scuole. Il primo webinar che abbiamo realizzato è stato il 26 febbraio 2020, prima ancora che ci rendessimo conto che sarebbe arrivata una pandemia. Quel pomeriggio abbiamo avuto connessi 16mila insegnanti: la risposta è stata immediata con il desiderio di voler trovare soluzioni. Questo in altri settori non l’ho visto. C’è stato probabilmente un gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ovviamente sono anche emersi dei limiti: ad esempio c’erano scuole dove sicuramente erano già presenti computer e tecnologie grazie ai fondi del Ministero, strumenti quindi ma senza una vera capacità di appropriarsene per la didattica. Doverli utilizzare tutti i giorni, per tutte le lezioni, ha messo in luce alcune lacune di talune realtà che non sono state ancora completamente colmate e sulle quali sicuramente bisognerà riflettere nei prossimi mesi e nei prossimi anni, sulle quali bisognerà lavorare sulle competenze delle persone.
Tantissime, forse troppe, sono le piattaforme che hanno consentito di proseguire l’insegnamento anche nel corso del lockdown. La scuola italiana era pronta ad affrontare questa nuova situazione digitale? Quali sono stati gli aspetti più complessi e quali le eccellenze che si sono messe in luce, secondo lei?
Sicuramente uno degli aspetti complessi, e che è stato rilevato da subito, è rappresentato dall’Italia come paese dei campanili: non è un paese omogeneo, dove ogni realtà è equivalente. C’erano scuole dove erano presenti molti strumenti ed anche le competenze, realtà dove c’erano gli strumenti ma non le competenze e altre ancora dove mancava tutto. Probabilmente non se ne era mai sentita la necessità. Sicuramente il Ministero ha lavorato molto bene, è partito immediatamente dando i fondi indirizzati a quelle fasce che erano più fragili. Non è infatti scontato che tutte le famiglie abbiano computer o che un device basti per tutta la famiglia visto che erano a casa le persone per lavorare insieme magari con più figli da dover collegare. Questo approccio ha aiutato moltissimo chi nei primi tempi non si riusciva a collegare. La scuola, intesa come insegnanti ma anche come dirigenti scolastici, ha cominciato un processo di formazione. Noi tenevamo uno o due webinar al giorno, tutti i giorni registravamo sempre il pienone, migliaia di partecipanti ad ogni appuntamento, tutti del settore scuola. C’erano docenti che vedevo a moltissimi appuntamenti, ogni pomeriggio: una gran voglia di mettersi in gioco. Tantissime scuole che non avevano una gestione digitale si sono attivate. Dalla prima settimana di lockdown, noi abbiamo avviato un servizio di consulenza per Google for Education, di cui siamo partner. Ci è stato chiesto di supportare le scuole nel passaggio alla G-Suite for Education, che non è proprio semplice. Solo nel primo mese abbiamo risposto a oltre 3.600 telefonate al nostro numero dedicato a questa piattaforma, con punte anche di 400 chiamate al giorno ed oltre 5mila mail con richieste di aiuto e supporto per implementare i sistemi presenti nelle scuole dimostrando tantissima umiltà. Gli strumenti di Google for Education per la scuola (Meet, Classroom, ecc.), che erano praticamente a zero in Italia, oggi si stima siano presenti nell’80% delle scuole, forse di più. Il salto è stato straordinario sicuramente in tutte le scuole. Anche se ovviamente ci sono delle eccellenze: mi viene in mente l’ITIS Marconi di Dalmine, una tipologia di scuola più difficile da fare a distanza, dove l’esperienza laboratoriale ha un’importanza abbastanza centrale. Ci hanno contattato quasi subito con la richiesta di ricreare anche a distanza i laboratori di meccanica, elettronica ed altri, tenendo conto che i ragazzi erano a casa. Abbiamo trovato insieme tutta una serie di soluzioni per portare il laboratorio nella cameretta, come simulatori e piccoli kit da poter dare ai ragazzi.
Proprio per l’abbondanza delle piattaforme, non ritiene che la grande diversificazione di proposte possa rendere più complessa la scelta e in generale l’utilizzo da parte del mondo della scuola italiana?
Sicuramente in un primo momento può essere parso complicato trovarsi di fronte ad una scelta abbastanza illimitata. Ci sono state piattaforme a cui tutti si affidavano e che sono state anche magari utilizzate non nel modo corretto. Ad esempio moltissimi hanno usato il registro elettronico come fosse una piattaforma di scambio per poi vederlo “crashare” perché nasceva per altri scopi. Sicuramente questo ha creato anche alcune tensioni: ad esempio in alcune scuole il dirigente scolastico o l’animatore digitale hanno preso in mano la situazione e hanno fatto scelte per l’intera scuola prendendosi tutte le responsabilità. Forse potrà essere sembrata una imposizione, ma è stata una scelta che ha aiutato il processo. Questo ha consentito anche l’approfondimento su molti strumenti poi utilizzati nelle scuole con una coerenza per i ragazzi e le famiglie che venivano informati della scelta. Il fatto di avere a disposizione più piattaforme e la necessità di doverne utilizzare più di una probabilmente ha rappresentato una delle opportunità più importanti, anche per il futuro. In passato si tendeva ad arrivare ad una innovazione, nelle scuole ma non solo, con una notevole lentezza nel processo di apprendimento ed utilizzo diffuso. Quando poi si sceglieva si tendeva a restare su quella strada per tenere fede ad una scelta operata. Il fatto invece di aver dovuto utilizzare più piattaforme diverse, magari anche solo per aggiornarsi, di aver sperimentato strumenti diversi, spero che resti nelle abitudini delle classi, cioè comprendere che non esiste uno strumento giusto per tutto, ne esistono tanti: è bene che se ne sappia padroneggiare più di uno e che si instilli nei ragazzi quello spirito critico per scegliere lo strumento adatto per ogni aspetto dell’apprendimento. Non adattarsi agli strumenti, ma scegliere lo strumento più giusto per quello che si vuole realizzare in quella lezione specifica.
Quanto appreso nel settore dell’e-learning da insegnanti e studenti in questi mesi complessi come potrà arricchire il futuro del settore educativo italiano, senza disperdere competenze e formazione acquisite? Cosa manca perché questo processo possa continuare senza ostacoli?
Sicuramente un investimento sulle competenze è importante in questo momento anche per rendere strutturale quello che abbiamo intuito in questi mesi. E’ necessario darsi una linea anche, per esempio, rispetto all’approccio al digitale che rappresenta tanti aspetti e non solo l’educazione all’uso dei social e poco altro. Bisogna fare educazione digitale in toto e con un approccio che prepari al mondo del lavoro così da comprendere tutte le sue applicazioni positive così come l’uso scorretto. E’ necessaria una fase di formazione degli adulti per poi realizzare dei percorsi per i ragazzi: un aspetto che le scuole avrebbero dovuto affrontare già da tempo e che adesso si è mostrato ancor più necessario. E’ impossibile pensare di utilizzare uno strumento tante ore al giorno senza averne reale coscienza. L’aspetto che secondo me è più mancato, e che ha penalizzato soprattutto i più piccoli, è stata la parte esperienziale. Tantissime scuole hanno bloccato tutti i progetti dove c’era del materiale da toccare e magari usare in comune, eliminando del tutto questo approccio educativo settore. Questo rappresenta un importante punto che va invece riscoperto, ripreso in mano e reintrodotto in classe, magari con nuovi prodotti vista la presenza di tanti dispositivi in più nelle scuole che possono diventare un supporto molto valido anche in questo senso, sia in ambienti virtuali dove è possibile “fare”, dove far mettere in gioco i ragazzi, sia per fare in modo di non aver paura per sempre degli oggetti e della antichissima tradizione della scuola italiana che è quello dell’“imparare facendo”, molto sviluppata fra i più piccoli e che secondo me andrebbe portata a tutti i livelli.
La formazione degli insegnanti ha subìto una profonda trasformazione in questi mesi, consentendo di raggiungere online moltissimi operatori che in passato faticavano a rimanere aggiornati. Come la formazione in streaming potrà continuare a rappresentare una risorsa per la scuola italiana di ogni ordine e grado?
Secondo me questo è l’aspetto che più difficilmente perderemo. Noi abbiamo una divisione che è CampusStore Academy che rappresenta proprio il nostro comparto per la formazione dei docenti di cui ci occupiamo già da tempo. La realizzavamo in passato principalmente in presenza nelle scuole ed era sempre complesso organizzare per mantenere un livello alto con i nostri docenti. Poteva diventare anche piuttosto oneroso per la scuola sul lungo periodo. Sicuramente sarà nuovamente necessaria, specie per alcuni aspetti pratici, anche in presenza. Ci siamo però resi conto che moltissima formazione può essere realizzata anche a distanza. E’ più facile da organizzare, più facile da seguire, per gli insegnanti è meno onerosa e, strutturata nel modo giusto, può rappresentare un vero percorso di formazione. Se la scuola ha a disposizione svariate proposte anche a distanza che integri anche molto con il digitale, secondo me ne guadagnano tutti.
Le nuove competenze tecnologiche degli studenti, acquisite nel corso di questi mesi anche attraverso la DAD, come potranno diventare bagaglio permanente delle nuove generazioni e rappresentare un aspetto essenziale della loro formazione anche in futuro? Come la formazione a distanza può agevolare ed arricchire il loro percorso?
E’ essenziale comprendere che, quando si fa lezione in digitale, non possiamo limitarci a trasporre quello che avremmo fatto in classe mettendolo semplicemente dietro ad uno schermo. Cambia la metodologia, cambia il modo di approcciarsi, di preparare la lezione e le attività da proporre ai ragazzi. Questo è sicuramente uno di quei punti su cui bisogna lavorare: non è necessario solo formarsi sull’uso di questi strumenti, ma anche su quello che essi portano con sé all’interno del processo educativo. Questo attraverso l’approfondimento di metodologie innovative, una valutazione basata più su lavori per competenze, per progetti piuttosto che più semplicemente nozionistica. Ad esempio molti insegnanti si pongono il problema di come non far copiare gli studenti nelle verifiche a distanza: forse bisogna entrare nell’ottica che non è pensabile escludere la presenza della rete in un mondo che ormai vive di ricerche online. Dobbiamo sfruttare la curiosità dei ragazzi per il digitale per fargli arrivare concetti utili sia all’insegnamento, ma anche che loro vedano come significativi. Seguire una lezione di informatica , ma anche di matematica, italiano o inglese su un libro e su sistemi un po’ vecchi può diventare per loro noioso e poco utile. Se propongo di fare lezione e approfondire un determinato argomento utile per programmare dei robot, che poi magari permetteranno loro di sfidare un’altra classe nei corridoi della scuola, questo rappresenta una reale soluzione perché è un’attività entusiasmante, motivante, di cui vedono immediatamente il valore. Non dobbiamo aver paura del fatto che il digitale rappresenti anche un divertimento per i ragazzi.
Come giudica un’iniziativa come Eventpage per favorire la circolazione di una formazione di livello con una piattaforma adatta sia a specialisti che al grande pubblico ?
Penso che una proposta come quella di Eventpage possa essere utile, soprattutto per l’abbondanza della formazione disponibile. Se c’è così tanta offerta diventa complesso orientarsi fra i vari portali e magari trovare ogni giorno ciò che posso seguire online. Se ho a disposizione un collettore di contenuti che tiene tutto insieme, questo mi aiuta moltissimo. Aiuterà ancor più quando saremo tornati ad una vita “normale”: si potrà cercare cosa seguire in streaming semplicemente anche dalla spiaggia, andando a utilizzare uno strumento come questo in modo veloce e comodo. Basterà guardare una pagina rapidamente per capire cosa ci può essere di interessante in quella giornata e seguirlo direttamente dallo smartphone evitando di perdere ore nella ricerca.
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