Chiesa in streaming: messe e preghiere corrono sulla rete

Intervista con Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI, sull’aumento delle celebrazioni via web durante il lockdown per la pandemia: “in questi mesi è emerso in modo chiaro il presupposto del rapporto Chiesa-digitale: non si tratta di semplice strumentalità, ma di prospettiva e di umanità”.

di Micaela Castro

Il rapporto tra Chiesa e tecnologie digitali non è una novità, ma ha radici profonde e una storia ben precisa: il digitale non è un criterio con cui interpretare nuove forme e modalità di annuncio del Vangelo, ma ne è diventato parte integrante. E’ quanto afferma Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) (https://comunicazionisociali.chiesacattolica.it/), in questa intervista esclusiva a Eventpage Magazine.

La pandemia ha profondamente rinnovato la presenza digitale della Chiesa italiana che, nell’ultimo anno, ha aumentato in maniera esponenziale la propria attività in streaming. Quali sono, secondo lei, gli aspetti più interessanti di questa trasformazione e come hanno modificato in maniera permanente l’approccio delle varie realtà nazionali e locali verso il digitale?

Un aspetto molto spesso sottovalutato, o dato come novità assoluta, riguarda il rapporto stesso tra Chiesa italiana e digitale. Questo ha radici profonde: ricordo un Seminario di studio proprio sul tema “Chiesa in rete”, tenuto ad Assisi nel marzo 2000 su iniziativa dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali e del Servizio Informatico della CEI. Ciò che, di fatto, è stato presentato come novità, ha in realtà una sua storia ben precisa. Credo che in questi mesi sia emerso in modo chiaro il presupposto del rapporto Chiesa-digitale: non si tratta di semplice strumentalità, ma di prospettiva e di umanità. Il confine tra ciò che è media e ciò che non lo è, diventa sempre più labile. Per questo è necessario convertirsi, cambiare angolo visuale, riformarsi. È questione di sguardo con cui rivolgersi alla realtà. Insomma, bisogna rinnovarsi e incarnare questo rinnovamento proprio in quel rapporto dinamico che la fede chiede. Attenzione, responsabilità, umanità, conversione: sono alcune parole chiave che caratterizzano l’approccio delle varie realtà ecclesiali.

In questi mesi, moltissime comunità cristiane hanno prima sostituito e poi affiancato agli appuntamenti pastorali in presenza quelli attraverso le moderne piattaforme online. Cosa ha aggiunto all’esperienza comunitaria questo cambiamento così importante e radicale di “incontrarsi” in streaming?

Il digitale non è un criterio con cui interpretare forme e modalità di evangelizzazione, ma è parte integrante di queste. Non è un accessorio o un contorno, ma un contesto che interpella tutto l’agire. La relazionalità, posta in essere da papa Francesco con il momento di preghiera straordinario del 27 marzo 2020, richiama i principi essenziali con cui innervare la progettazione pastorale: il contatto per l’incontro, l’ascolto, la condivisione e l’integrazione, l’essenzialità, l’appartenenza, la narrazione e la partecipazione. La scansione di questo processo comunicativo rimanda al “proprium” delle comunità cristiane. L’innovazione tecnologica sostiene una sorta di spoliazione di sovrastrutture e preconcetti per leggere dentro la storia e guardare oltre.

Vincenzo Corrado
Direttore Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali CEI

L’esperienza digitale della Chiesa italiana in questi mesi, dalle importanti dirette con la presenza di Papa Francesco ai piccoli eventi locali per le comunità parrocchiali o diocesane, ha toccato ogni aspetto della vita ecclesiale, dalle celebrazioni alla catechesi, dalla formazione alla preghiera. Come non perdere gli spazi virtuali vissuti in questi mesi magari mantenendoli rispetto all’esperienza fisica delle comunità parrocchiali? L’esperienza virtuale potrà rappresentare un seme per la pastorale del futuro quando saremo usciti dall’emergenza sanitaria?

Ci viene incontro il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale delle Comunicazioni 2019, che vale la pena richiamare nella parte finale: “L’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa”. Se vissuta in questo modo sicuramente il bagaglio di esperienza acquisita può portare molto frutto.

Come le reti sociali e gli eventi in streaming potranno arricchire l’evangelizzazione delle nuove generazioni che le abitano stabilmente e che spesso sfuggono alla pastorale ordinaria delle comunità cristiane?

La comunicazione digitale segue una logica ben precisa: si contatta per un incontro, che integra ascolto e condivisione, in una comunicazione essenziale, che si sviluppa nella comunità di appartenenza, favorendo la narrazione e la partecipazione. Se si riflette con consapevolezza su queste dinamiche, ci si rende conto come queste siano il costrutto della comunità ecclesiale, riattivando la condivisione del dono della fede. È l’avvento di un nuovo paradigma pastorale, capace di vincere la distanza spazio-temporale che separa la vita di ciascuno dal racconto di esperienze vissute da altri molto tempo fa e in contesti diversi da quello attuale. Il passaggio dalla presentazione contenutistica alla condivisione relazionale favorisce l’ingresso – qui e ora – nella storia della salvezza. Emerge così il filo rosso dei tempi e degli spazi nell’esistenza personale e comunitaria. La comunicazione digitale non deve spezzare il filo, ma aiutare a sbrogliare la matassa in un tempo di grande frammentarietà.

La piattaforma Eventpage.it vuole mettersi al servizio anche del mondo social del settore religioso, a partire dalla Chiesa italiana: è un’unica grande directory sulle innumerevoli proposte presenti oggi in rete, spesso non facilmente reperibili. Che cosa ne pensa?

La piattaforma, così come qualsiasi novità digitale, permette una riflessione sulla creatività: questa non è distrazione dalla realtà, ma è capacità di connettere punti apparentemente distanti e isolati. Per noi, in modo particolare, quando la creatività è plasmata dalla fede, dalla speranza e dalla carità, apre percorsi impensabili in un orizzonte di ampio respiro. È la sana creatività che regola ritmicamente i battiti del cuore delle comunità e illumina l’agire pastorale. Auguro a Eventpage.it di essere sempre guidata da sana creatività!

9 Marzo, 2021

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